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Il paese di Ponton

Cenni storici e l'antico porto di Ponton. 

Di seguito la scheda informativa che potrete trovare lungo il percorso dell'Oasi.

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Cenni storici

La zona fluviale che comprende l’Oasi Ponton è situata all’imbocco della Val d'Adige e della Val Lagarina, che costituisce uno dei passaggi obbligati per le comunicazioni e per i traffici da sud a nord, con le regioni centroalpine e transalpine. Le genti del bacino dell'Adige sono da sempre state testimoni di transito di culture e merci che collegavano le terre estreme dell'Oriente (abitate da popolazioni Egeo-Anatoliche e altre) con quelle del Nord. Verona e la nostra zona per quasi tutto il corso della storia, videro accrescere la loro importanza come sbocco della principale via transalpina, anche quando vicissitudini storiche e socio-politiche sembravano compromettere la loro centralità, come quello del 402 d.C., che vide il trasferimento della capitale dell'Impero Romano d'Occidente a Ravenna. Tornando indietro nella storia, ricordiamo che è proprio lungo la valle dell'Adige che viene tracciato dai Romani il percorso della Via Claudia Augusta padana, proveniente da Ostiglia, dopo la vittoria romana contro i Rèti.
Durante e dopo la nascita di Venezia (VI secolo d.C.) e nel X e XI sec. - che fu una delle principali intermediarie del commercio di prodotti provenienti dall'India e dall'Estremo Oriente con l'Europa - anche allora Verona grazie alla rete fluviale dell'Adige visse un periodo fiorente di attività, fungendo da via di accesso dei prodotti Bizantini e orientali verso la Pianura Padana e le regioni transalpine. Dall'Oriente arrivavano tessuti lussuosi di seta, spezie, metalli e pietre preziosi. Queste merci orientali venivano scambiate prevalentemente con sale, legname e schiavi, inviati a Bisanzio e al Levante musulmano. L'importanza del ruolo di Verona come centro di gravitazione dell’area atesina e padano-veneta si manterrà in tutto l'Alto Medioevo. Verona continuerà ad essere passaggio obbligato di transito anche successivamente fino al 1500. Dal 1000 al 1500 infatti la via dell'Adige è considerata una delle principali vie di comunicazione coi Paesi del Nord, per i rapporti e gli scambi con Venezia. Grazie alla scoperta della via delle Indie alla fine del XV sec, e con il conseguente predominio commerciale della Spagna e dell'Olanda - e la "rovina" del porto di Venezia - dal 1500 fino al 1700 l'importanza della via Atesina, dell'Adige, non viene affievolita. Dal 1700 due fatti importanti determineranno la fine della maggior parte della navigazione: l'espansione del porto di Trieste, voluto dalla Casa d'Asburgo; la caduta del dominio di Venezia sul Veneto (e conseguente dominio Austriaco). La navigazione continua fino ai primi decenni del '900, ma se essa fu così fiorente nel passato, nel XX secolo è ben altra cosa: non c'è più scambio e varietà di merci di paesi lontani e diversi, è una navigazione interna e si limita al trasporto di materiali da costruzione, ghiaia, sabbia, legnami, cereali. Il cambiamento delle condizioni idrografiche, l'utilizzo della macchina a vapore, l'estendersi della rete ferroviaria ed il trasporto su ruota (con l'espansione urbana e industriale...) hanno piano piano dimenticato millenni di attività sul nostro fiume.
Il paese di Ponton, antica "Ecclesia" collegata all'importantissima "Plebs" di San Giorgio in Valpolicella, conserva purtroppo solamente la facciata di una chiesetta del quattrocento; una bellissima villa del cinquecento, villa Nichesola, di proprietà privata; e una antica "Restàra" medioevale, antica dogana-deposito merci (quali come il pregiato "marmo" Rosso Ammonitico Veronese) e cambio dei cavalli, presso l'antico porto fluviale, ora proprietà privata e sede della Associazione "Nour". Ponton possiede ancora un centro storico, da restaurare e ripristinare, con antichissime vie come la via Porto Vecchio e la "strada del tirraglio" o "cavallara" o "alzàia", utilizzata per il traino delle barche ("burchi" o "burci" e “pontoni”) nella sua attività di porto fluviale, e ben quattro antichi accessi al fiume (bellissimi viottoli con antiche mura a secco di ciottoli fluviali). Per quanto riguarda la storia di Ponton, se vogliamo un documento storico, il primo è sicuramente nel medievale, del 1184: è il "Liber communis", una compilazione del dei Procuratori del " Comune di Verona", scritto da Guibertino dalle Carceri, Pietro Lendinara e Jacopo di Giovanni Monticoli. Consiste in un elenco di " villarum que per Veronam ad presens distinguuntur, et ex antiquo distinguebantur". Dell'anno 1001 è il documento che documenta l’esistenza di Pulio (Pol di Pastrengo, dirimpetto a Ponton) come "vicus", prima che come "villa”.
È significativa la presenza all’interno del perimetro dell’Oasi Ponton della Villa Nichesola, una delle più importanti ville rinascimentali in Valpolicella. Costruita da Fabio Nichesola il cui nome appare sui pilastri del cancello verso il fiume, venne resa famosa da suo figlio Cesare, il dotto canonico che vi raccolse una preziosa collezione di iscrizioni, di medaglie e frammenti architettonici e vi creò un indimenticato giardino botanico di cui si tramanda memoria anche col nome di una specie botanica, il "Cornus Nichesolae". La collezione costituì il primitivo nucleo del Museo Lapidario di Verona e costò non poco al Maffei il ricomporlo; il giardino botanico andò distrutto al principio del XVII secolo, probabilmente come conseguenza della vendita della villa. Il 23 gennaio 1613, infatti, essa venne rilevata da Cesare Marogna e nella seconda metà del secolo XVII doveva essere di proprietà Bevilacqua. Il nucleo edilizio della villa si compone della dimora patrizia, di capaci magazzini per i prodotti della terra, della scuderia, dell'abitazione per i contadini. Gli edifici residenziali, piuttosto bassi, occupano due lati opposti del cortile. Sul lato meridionale si apre un elegante portico che precede tre sale affrescate dal Farinati, lodate anche dal Maffei e restaurate nel 1963 a cura dell'Ente Ville Venete grazie anche alle sollecitazioni di Silvestri. Affrescati erano anche gli esterni del palazzo, cioè gli altri lati del cortile, la facciata verso il giardino e l'interno di una grotta a stalattiti con stupendo pavimento a mosaico e vasche di marmo. La sala centrale del palazzo è decorata in terretta gialla da un finto loggiato a colonne ioniche che le danno l'aspetto di un grande vestibolo. Tra gli spazi sono dipinti trofei di armi e divinità: Diana, Cerere, Apollo e Pomona. Le due stanze adiacenti sono affrescate pure a monocromo in terretta verde e gialla; in una, tra colonne doriche, sono presentate storie mitologiche. Nella terza stanza colonne doriche sostengono un architrave con bucrani; grandi arcate racchiudono enormi figure allegoriche di una scultorea grandiosità. La pesantezza di certe figure vicine a quelle della villa Della Torre a Mezzane fa ritenere alla CROSATO questi affreschi opera tarda del pittore, del 1595 - 96, compiuta in parte in collaborazione con i figli Orazio e Giambattista. Il complesso è adibito ad usi rurali. Suo costruttore è stato considerato il Sanmicheli, ma di recente sono stati fatti i nomi di G.Romano e dello stesso Farinati.
Questi cenni e molto altro sono documentati e visionabili nella Mostra permanente sulla navigazione fluviale "L’Adige. Memoria e collegamento di genti e civiltà, e la sua navigazione dal Medio Evo al XX secolo”, presso la sede dell’Associazione “Nour”, curata dal Presidente Dott.ssa Alberta Donatoni in collaborazione con esperti storici, quali il Prof. Giuseppe Conforti.

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